Perché le soft skills contano più del CV: la prospettiva dei recruiter
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Perché le soft skills contano più del CV: la prospettiva dei recruiter

Negli ultimi anni, il mondo del lavoro è cambiato radicalmente: non basta più avere un curriculum impeccabile per fare la differenza in fase di selezione. Sempre più aziende pongono al centro del processo di recruitment le soft skills, ovvero quelle competenze trasversali che riguardano il modo in cui le persone comunicano, collaborano e si adattano ai contesti professionali.

Se fino a poco tempo fa la priorità era data alle competenze tecniche e all’esperienza, oggi i recruiter guardano oltre. La capacità di lavorare in team, di gestire lo stress, di adattarsi al cambiamento e di comunicare in modo efficace è spesso ciò che distingue un candidato da un altro, anche a parità di background formativo e professionale.

Perché le soft skills sono così importanti?

Le competenze tecniche possono essere insegnate e aggiornate, ma la predisposizione a collaborare, l’empatia o la gestione del tempo sono qualità che difficilmente si apprendono da un giorno all’altro. In un mercato del lavoro sempre più dinamico, le aziende cercano persone che non siano solo preparate, ma anche in grado di fare la differenza all’interno di un team.

Come spiega Paola Perrotta, HR Generalist:

“Quando valuto un candidato, il CV è solo il punto di partenza. Ciò che mi interessa davvero capire è come quella persona affronta le difficoltà, se sa lavorare in gruppo e se ha la giusta attitudine per crescere con l’azienda. Le soft skills spesso sono l’elemento decisivo che porta alla scelta finale.”

Le soft skills più richieste dai recruiter

  • Problem solving → capacità di affrontare e risolvere sfide in modo proattivo.
  • Comunicazione efficace → esprimere idee in modo chiaro e collaborativo.
  • Adattabilità → sapersi muovere con flessibilità in contesti in continuo cambiamento.
  • Teamwork → collaborare con colleghi di diverse aree e background.
  • Gestione del tempo → rispettare scadenze e organizzare il proprio lavoro.

Come svilupparle e valorizzarle nel CV?

Per quanto paradossale possa sembrare, anche le soft skills vanno raccontate. Non basta scrivere “ottime doti comunicative” in un curriculum: è fondamentale dimostrarle con esempi concreti, come esperienze di gruppo, attività di volontariato, gestione di progetti o leadership in contesti professionali e personali.


🔎 Conclusione
Il CV rimane un biglietto da visita importante, ma i recruiter sanno che dietro i titoli e le esperienze c’è una persona che deve integrarsi in un team e contribuire agli obiettivi aziendali. Le soft skills rappresentano quel valore aggiunto che trasforma un candidato da “adatto” a “perfetto per il ruolo”.

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