Negli ultimi anni, le nuove generazioni hanno ridefinito le regole del mondo del lavoro. Millennials e Generazione Z non si accontentano più di “un posto fisso”: vogliono molto di più. Cercano un lavoro che abbia senso, che rispetti i loro valori e che offra un reale equilibrio tra vita professionale e personale.
Flessibilità e benessere al centro delle scelte
Uno dei trend più forti è la richiesta di maggiore flessibilità. Secondo un’indagine di Ali Lavoro, il 35% dei giovani della Gen Z desidera orari flessibili, il 27% punta al lavoro da remoto e il 20% sogna una settimana lavorativa di quattro giorni. L’obiettivo? Conciliarsi meglio con la vita privata e ridurre lo stress.
Anche la salute mentale gioca un ruolo centrale: un quarto degli intervistati considera fondamentale lavorare in un ambiente che tuteli il benessere psicologico. E il 72% è pronto a lasciare il proprio impiego se l’ambiente risulta tossico o stressante.
Lavorare con valori: l’importanza dell’impatto sociale
Per i giovani, il lavoro deve essere coerente con i propri ideali. Lo conferma Deloitte, secondo cui il 44% dei Gen Z sceglie un’azienda in base al suo impegno verso l’ambiente, la diversità e l’inclusione. Il 77% desidera inoltre un lavoro che abbia un impatto positivo sul mondo.
Non basta “guadagnarsi da vivere”: oggi, molti giovani vogliono contribuire a cambiare le cose.
Crescita, autonomia e personalizzazione
Lo sviluppo professionale resta una priorità. Ma attenzione: le nuove generazioni vogliono percorsi chiari, dinamici e soprattutto coerenti con le proprie passioni.
Gen Z e Millennials apprezzano ambienti di lavoro inclusivi, flessibili e con reali possibilità di crescita. La ricerca di Aria Business e Astra Ricerche aggiunge un altro dato interessante: il 76% preferisce lavorare per obiettivi, con benefit personalizzati, mentre solo un terzo si sente davvero portato per il lavoro di squadra. È l’era della personalizzazione, anche in ambito lavorativo.
Retribuzione sì, ma non a qualsiasi prezzo
Lo stipendio resta importante, ma non è tutto, il 61% della Gen Z considera il salario una priorità, ma sei giovani su dieci sono disposti a rinunciare a una parte della retribuzione pur di svolgere un lavoro gratificante e in linea con i propri valori personali.
Cosa possono fare le aziende?
Le aziende che vogliono attrarre (e trattenere) i giovani talenti devono adattarsi. Serve un cambio di prospettiva: non più solo benefit e stipendi competitivi, ma anche:
- flessibilità reale;
- attenzione al benessere psicofisico;
- cultura aziendale inclusiva e trasparente;
- percorsi di crescita chiari;
- progetti con impatto sociale.
In altre parole, il lavoro deve diventare uno spazio in cui le persone possono esprimere sé stesse, crescere e contribuire a qualcosa di più grande.
